Laser

Laser terapia

In fisioterapia la LASER terapia utilizza gli effetti dell’energia generata da sorgenti di luce laser (Light Amplification by Stimulated Emission of Radiation, amplificazione di luce attraverso l’emissione stimolata di radiazione). Con questo acronimo ci si vuol riferire ad apparecchiature che emettono fasci di luce coerenti e monocromatiche. Oggi la tecnologia laser viene impiegata nei settori più svariati; anche in campo medico il laser ha trovato diverse e interessanti modalità di impiego. Le caratteristiche più interessanti della luce laser sono sostanzialmente quattro:
  •  direzionalità
  •  monocromaticità
  •  brillanza
  •  coerenza
Sfruttando queste caratteristiche si è in grado di progettare dispositivi sempre più sofisticati che permettono, specialmente in campo terapeutico, di compiere operazioni impensabili fino a pochi decenni di anni fa. Il raggio laser entra nei tessuti e provoca una risposta biochimica sulla membrana cellulare e all’interno dei mitocondri. Fra gli effetti positivi, sono da segnalare la vasodilatazione (con conseguente aumento della temperatura della zona interessata, aumento del metabolismo, stimolazione neurovegetativa e modifica della pressione idrostatica intracapillare), l’aumento del drenaggio linfatico e l’attivazione del microcircolo. Gli scopi della laserterapia sono sostanzialmente due: antidolorifico e antinfiammatorio. L’azione antidolorifica è dovuta all’aumento della soglia della percezione delle terminazioni nervose e dalla liberazione di endorfine. L’effetto antinfiammatorio è dovuto all’aumento del flusso sanguigno conseguente alla vasodilatazione. L’azione biologica del laser dipende:
  •  dalle caratteristiche del tessuto che caratterizza l’assorbimento, la riflessione o la trasmissione di energia;
  •  dalla lunghezza d’onda (che va dai 632 nm dei laser a elio-neon ai 10.600 nm dei laser ad anidride carbonica);
  •  dalla densità di potenza (cioè dalla potenza sull’unità di superficie);
  •  dall’inclinazione del raggio laser utilizzato che deve essere il più possibile ortogonale rispetto alla superficie da trattare per evitare la rifrazione;
  •  dal tempo di esposizione.
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